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il blog di antonio d'amato

Il Paese non può ripartire senza il Mezzogiorno | Intervista al Mattino del 20 maggio 2020

20 maggio 2020

L’intervista di Nando Santonastaso ad Antonio D’Amato pubblicata sul Mattino del 20 maggio 2020


 

«L’emergenza sanitaria ci auguriamo sia in via di superamento. Ma è bene chiarire che ha prodotto danni di carattere strutturate all’economia e al tessuto sociale non solo italiano ma del mondo intero. Siamo di fronte quindi a una vera crisi che su un Paese già provato come il nostro, che ancora non è riuscito a risollevarsi dalla recessione del 2008, pub avere un impatto veramente drammatico. Ecco perché è necessario mettere mano, senza esitazione, ad una vera e propria ricostruzione istituzionale, economica e sociale dell’Italia». Antonio D’Amato, già Presidente di Confindustria e Presidente onorario della Federazione nazionale dei Cavalieri del Lavoro, va dritto al cuore del problema, guardare cioè oltre la pandemia con idee e obiettivi chiari. «Ma occorre partire ora perché il nostro sistema-Paese non pub tenere oltre», avverte.

In altre parole, non servono più misure congiunturali come quelle varate finora in questa delicatissima fase?
«La prima fase di interventi congiunturali era necessaria per affrontare le emergenze sanitarie e sociali più immediate. Ora però occorre stare attenti a non disperdere ulteriori risorse in mille rivoli e rivoletti. La dotazione  finanziarla che in questa fase l’Europa sta predisponendo per i Paesi membri rappresenta al tempo stesso un’occasione irrinuncia bile e una necessità assoluta che venga da noi investita con rigore per ridare slancio e vigore all’economia e alla capacità di crescita e di sviluppo del nostro Pil».

Come fare, in concreto?
«Occorre concentrarsi su tre priorità assolute, tutte Integrate tra di loro. Rilanclare gli investimenti pubblici, attrarre quelli privati e ridare centralità al Mezzogiorno. Tutto questo però sarà possibile solo se verranno compiute in tempi brevissimi alcune riforme strutturali senza le quali queste tre priorità non potranno essere realizzate».

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