Attese e per molti versi anche temute, le elezioni europee hanno registrato un cambiamento importante anche se non la rivoluzione dettata da forze centrifughe e sovraniste, come in tanti preannunciavano. Questo è senz’altro un dato importante ma sbaglieremmo a pensare di poter restare fermi, immobili.
L’America ha un’agenda, riequilibrare la capacità manifatturiera del paese che si era completamente deindustrializzato. La Cina ha un’altra agenda, industrializzarsi per conquistare quote di mercato e, soprattutto, per mettere il sistema globale sotto il governo cinese. E l’Europa?
La rottura dell’ordine post bellico che per oltre cinquant’anni ha determinato l’equilibrio tra le due grandi superpotenze, ha comportato negli ultimi decenni la moltiplicazione dei soggetti attivi sulla scena mondiale. Le grandi democrazie occidentali, di fronte alla forte recessione degli ultimi anni, non hanno saputo fare le riforme necessarie per rendersi competitive e garantire così la propria tenuta economica e sociale. Tensioni nazionaliste, rigurgiti protezionistici e spinte populiste si sono diffusi e, in molti casi, dettano le agende di governo. Ma in scenari chiaramente globali quale potrà essere il peso di azioni nazionali, autoreferenziate, inevitabilmente miopi?
La dimensione dei nostri problemi è oggi continentale. Ed è anche la dimensione delle nostre soluzioni. È per questo che all’Europa, al solo scenario nel quale ha un senso concepire politiche nazionali, dedicheremo il Convegno Nazionale dei Cavalieri del Lavoro in programma a Napoli, la mia città, il prossimo 28 settembre. Discuteremo di come l’Europa possa e debba recuperare la sua centralità, la sua visione e i suoi valori fondativi, di come possa e debba svolgere un ruolo fondamentale per garantire governabilità, pace e prosperità e per dare una risposta responsabile ai grandi problemi di sostenibilità del mondo.